Dall'estate del 1945, a 64 anni, Picasso comincia a vivere
una seconda giovinezza. Tra Golfe-Juan e Antibes, nel Sud della Francia dove
poi trascorse gran parte della restante vita (sarebbe morto nel '73), la
guerra, i lutti e l'amore tempestoso con Dora Maar sono soltanto ricordi.
L'artista ora è felice, ama un'altra compagna, la giovane e bella aspirante
pittrice Françoise Gilot che gli avrebbe dato due figli, Claude nel '47 e
Paloma nel '49, e la Costa Azzurra, dopo i divieti dell'occupazione tedesca, è
un paradiso finalmente ritrovato dove ricreare i temi dell'antichità classica.
Sotto i raggi di un sole che brucia tutto, il genio andaluso
si accende così di rinnovati ardori: per la donna, la famiglia, la paternità e
persino per la politica (la "Colomba della pace" è del '49). Ad
aiutarlo nel dare libero sfogo alla nuova creatività, contribuisce anche la
generosa comprensione di Romuald Dor de La Souchèr, il conservatore del museo,
che gli mette a disposizione una sala del Castello Grimaldi. È qui infatti, in
questa fortezza gremita delle vestigia storico-archeologiche della zona, che
nasce "La joie de vivre", l'opera che dà il titolo alla mostra con
cui Palazzo Grassi, a Venezia, tra l'11 novembre e l'11 marzo 2007, concluderà
il suo primo anno di vita nella gestione dell'imprenditore e collezionista
francese François Pinault.
Lungo 2 metri e 50 e alto 1 metro e 20, il dipinto
rappresenta una donna dalle sembianze di un fiore che, al centro di una sorta
di balletto pagano, celebra con satiri, fauni e capretti il piacere di vivere,
in riva al mare, sotto un cielo di madreperla iridescente. Terminata
nell'ottobre del '46, l'opera è emblematica del cosiddetto "periodo di Antibes"
che, contrassegnato dal ritorno al colore (dopo il grigio della fase
precedente), e dalla sperimentazione di nuove tecniche, si concluderà nel '48
quando l'artista, andandosene, lascerà al Castello 23 pitture e 44 disegni,
nucleo iniziale di un'importante donazione alla città rivierasca che, nel '66,
diverrà la sede del primo Musée Picasso. Attualmente chiuso per restauri,
proviene da laggiù almeno la metà dei lavori presenti a Venezia: circa 200 tra
dipinti, sculture, disegni, incisioni e ceramiche.
Fulcro della mostra è ovviamente "La joie de
vivre", ma altri dipinti celebrano la musa ispiratrice Françoise vista, di
volta in volta, come Flora incoronate di fiori, come donna-sole, come dea
dormiente. Altri temi vertono sull'infanzia che gioca, su animali e sulla
lussuria.
Con 80 capolavori la rassegna veneziana rivolge poi
particolare attenzione alla ceramica. Nel dopoguerra pochi pittori si
interessavano a questo mezzo espressivo, considerato più artigianale che
artistico. Picasso lo scopre nel '46, durante la fiera annuale dei vasai di
Vallauris, presso Antibes, e facendo subito amicizia con Georges e Suzanne
Ramié, proprietari della fabbrica Madoura. La coppia si dispera per la
decadenza di un'arte di cui tenta con fatica di preservare la qualità. Picasso,
nell'arco di un anno ne "sfornerà"più di 2.000 pezzi. Oggi le
ceramiche valgono fortune ma, se portano il marchio della Madoura, si vedono
soltanto attraverso i vetri blindati dei musei.
www.palazzograssi.it
GLI ALTRI DUE APPUNTAMENTI
La mostra di Mogliano (Tv)
Fino al 10 dicembre è visitabile al Brolo Centro d'Arte e
Cultura la mostra "Pablo Picasso. Il tempo della pace", che espone 30
litografie prestate dalla Bibliothèque nationale de France. Una serie di
ritratti del 1946 di Françoise Gilot, il suo nuovo amore, spiega il titolo
della mostra: il ritorno alla pace.
La mostra di Padova
Dal 27 ottobre la Sala Rossini del Caffè Pedrocchi ospita
"Picasso e Dominguin, un'amicizia ad arte" raccontata attraverso i
ricordi di Lucia Bosè, che frequentò l'artista, dalla fine degli anni '50,
assieme al marito, il torero Dominguin. La collezione è formata da disegni,
litografie e oggetti di famiglia.
Articolo tratto da Il Sole 24 Ore del 08/11/2006