Le storie legate alla stregoneria si perdono nella memoria collettiva, ma da questa parti non è raro il riferimento alla presenza - passata o attuale - di fattucchiere dedite alla magia nera. Gli esseri soprannaturali fanno parte del folklore locale: gnomi e folletti sembrano aver popolato i boschi e le valli attorno ad Asiago per secoli. Ma la narrazione si fa oscura quando abbraccia storie legate alla presenza di streghe, che sfruttavano la naturale presenza di grotte, crepacci, anfratti rocciosi per nascondersi e celebrare i loro riti sabbatici.

Uno di questi è chiamato Tànzerloch, ovvero ‘buco della danza’: si tratta di una voragine, un orrido, che si trova a breve distanza dal centro abitato di Camporovere - Roana. Secondo la tradizione popolare, presso l’oscuro dirupo si riunivano le streghe per celebrare i loro rituali, che spesso prevedevano danze sfrenate (da qui il nome). Le leggende si nutrono della memoria popolare, assumendo diversi connotati di generazione in generazione, ma una delle più celebri riguarda due bambini, due pastorelli, che scoprirono le megere intente in un sabba. Imprigionati e in procinto di essere sacrificati, furono salvati da un intervento miracoloso: si aprì in quell’occasione la voragine che inghiottì le malvagie e permise ai pastorelli di liberarsi.
Anche la Valle dei Mulini della Val Frenzela fa da sfondo a numerose leggende sulle streghe, che avrebbero trovato casa tra gli anfratti rocciosi. In particolare, sarebbe abitata dalle anguane, creature acquatiche simili alle ninfe tipiche della mitologia alpina che, in alcune leggende, diventano megere dopo la mezzanotte. Streghe e anguane (o creature a cavallo tra le due) popolerebbero anche le splendide Grotte di Oliero, e qui custodirebbero un tesoro nascosto. Non lontano da Roana, nel mezzo del bosco dimora un altro tipo di creatura malvagia: la voragine Stonehaus è un altro ‘loch’ abitato da un orco. E c’è chi giura che anche la Caverna del Sciason sia abitata da una creatura mangia-umani.

Aleggiano leggende sulle streghe anche presso il ‘Sojo’, uno spuntone roccioso che gli appassionati di arrampicata usano come palestra naturale. Ma qui c’è ben più di una leggenda a rendere il luogo ‘magico’: l’architetto Diego Morlin ha dato vita al Parco del Sojo Arte e Natura, un incredibile museo a cielo aperto. In un’area boschiva nei pressi di Covolo – Lusiana, al margine meridionale dell’altipiano, egli ha disseminato opere d’arte, sculture, installazioni, creando un parco naturalistico e artistico a dir poco fiabesco, onirico. In un paio d’ore si può percorrere tutti il circuito alla scoperta delle circa 80 opere di arte contemporanea, realizzate da artisti locali e internazionali. Alcune sono in perfetta simbiosi con la natura, altre si stagliano evidenti in un contrasto surreale, in ogni caso mantengono più che viva la magia, che è linfa vitale tra questi boschi.
NEI DINTORNI
Il Parco del Sojo si inserisce nel progetto più ampio del Museo Diffuso di Lusiana. Si tratta di un itinerario tra alcuni dei luoghi più importanti dal punto di vista storico e culturale, come il Museo Palazzon, dedicato alle tradizioni locali, il Museo della Fauna alpina, la Valle dei Mulini, con percorsi tra i tipici edifici agricoli, l’area ‘Labioli’, dedicata ai mestieri legati al bosco. Interessante per gli appassionati di antichità è il Villaggio Preistorico del Monte Corgnon, una ricostruzione di un villaggio neolitico realizzata dove sono stati realmente ritrovati oltre 3000 reperti. Mentre se siete appassionati di botanica, il Giardino Alpino ‘Dario Broglio’ raccoglie e cataloga centinaia di specie tipiche della montagna vicentina. Infine, non manca la possibilità di esplorare il territorio toccando i luoghi della Grande Guerra, grazie a visite guidate che ripercorrono alcune delle tappe più salienti del primo conflitto mondiale di cui le montagne dell’altopiano di Asiago fecero da cornice.