
Si presenta infatti a croce latina ed è ricca di archi, colonne, capitelli e geometrie che sfruttano la luce del sole per dare un valore aggiunto al patrimonio custodito al proprio interno, in cui spiccano soprattutto il crocifisso in legno in stile barocco, l’affresco rinascimentale di Francesco da Milano e il Chiostro del Duecento. Lo stile gotico delle navate della chiesa e quello romanico delle tre absidi quadrate si fondono armoniosamente con i giochi di luci e le ombre del rosone e delle due finestre allungate. Una particolarità riguarda una lapide nel chiostro, che riporta i nomi dei costruttori che l’hanno realizzato. Secondo gli usi cistercensi si possono ammirare diverse particolarità come le arcatelle sostenute da colonnine simili ma mai uguali, che sono differenti nei fusti tortili, liscati, lisci, ondulati, papiriformi o con decorazione a fiore di loto, e anche nei capitelli, che ora sono geometrici, ora naturalistici, ora simbolici, con la particolare colonna ofitica, ossia annodata. C’è una moltitudine di segni che testimoniano come i cistercensi siano riusciti a inserire nel chiostro tutti gli elementi del paradiso. L’Abbazia è anche location ideale per diversi eventi come i concerti: basta sapere che proprio qui anche il celebre violinista Uto Ughi, cittadino onorario di Follina, ha incantato il pubblico con le sue esibizioni.

Sotto il complesso abbaziale si trova Palazzo Barberis, un’elegante struttura dove, prima del Seicento, si facevano panni di lana e dopo vennero affiancati tessuti più raffinati. Più recente la storia del Lanificio Andretta, costruito nel 1820, poi diventato Collegio San Giuseppe, quindi sede delle attività culturali del Comune e del Municipio stesso. Oggi, degli originali lanifici di Follina è rimasto quello avviato nel 1795 da Gaspare Paoletti: il Lanificio Paoletti è l’unica manifattura superstite di una tradizione secolare, premiata dai marchi della moda che ne utilizzano i tessuti per le loro collezioni. Sul finire dell’Ottocento, infatti, non ci fu solo il declino dei lanifici ma anche la produzione della seta. In una delle tre filande allora esistenti nacque nel 1870 la Serica della Marca, oggi realtà unica nel suo genere che fornisce sete, filati e tessuti alle firme più prestigiose della moda internazionale. Ardite trame che costituiscono il volano di una nuova ripresa industriale.

Una delle perle della struttura urbanistica è anche il Castelletto Brandoloni, una villa veneta del Seicento appartenente alla famiglia Arrivabene Gonzaga, ricca di stucchi, decorazioni e opere d’arte. C’è anche la piccola chiesa dei Santi Pietro e Paolo che, nelle dimensioni di una cappella, è integrata in un complesso architettonico di tipo rurale. A poca distanza vale la pena pensare di andare a visitare Castelbrando, arroccato sul promontorio Valmareno e attorniato dalle colline trevigiane: si tratta di uno dei castelli più grandi d’Europa, immerso in cinquanta ettari di parco, e si presenta come un borgo medievale inserito perfettamente nel paesaggio della Via del Prosecco tra Conegliano, Valdobbiadene e Vittorio Veneto. Con una funicolare panoramica si può raggiungere il centro del castello e immergersi nella vallata circostante. Ad una decina di chilometri si trova Molinetto della Croda, un edificio che nei secoli ha incantato migliaia di turisti e ispirato altrettanti artisti. Costruito a più riprese, è una architettura rurale che risale al XVII secolo e si può visitare ammirando l’interno del mulino che presenta spesso mostre temporanee.

Non solo di storia ed architettura si parla a Follina e dintorni, però. Anche per quel che riguarda l’enogastronomia ci sono delle specialità di non perdere. Prima di tutto lo spiedo di carne accompagnato da prodotti del bosco come i funghi, e preceduto da un primo a base di erbette di campo, ma anche il filetto di trota. Inoltre il borgo è entrato nel circuito della Primavera del Prosecco, l’importante rassegna che promuove il celebre vino, con serate di degustazione e la mostra Sulle note del Prosecco Docg. La nuova Strada del Prosecco è stata costituita nel 2003, dopo che la prima era stata inaugurata nel 1966. Della vecchia strada sono stati ripresi solo alcuni tratti mentre ne sono stati aggiunti altri per rispettare i percorsi tematici in grado di valorizzare il territorio di Conegliano e Valdobbiadene. I 120 chilometri della lunga strada percorrono grande zone coltivate a vigna, piccoli paesi e borghi incontaminati e grandi aziende vitivinicole in cui ci si può fermare per una breve degustazione del prezioso prosecco.