Realizzata negli anni ‘30 (nel 1931 l’inaugurazione) l’imponente struttura architettonica è stata spesso criticata per la poca funzionalità –ha richiesto interventi dopo nemmeno vent’anni dal taglio del nastro – ma certamente non la si può definire priva di carattere. Inoltre, la sua vera planimetria è nascosta ai più, in quanto custodisce gelosamente diversi vani e sale non accessibili al pubblico. Una delle quali è particolarmente prestigiosa: il Padiglione Reale.

Attraversando una porta laterale di dimensioni decisamente ridotte rispetto agli ingressi principali della stazione, si accede ad un padiglione dalla stupefacente sontuosità, considerato il contesto. Da qui accedeva ai binari niente meno che la famiglia reale, che poteva accomodarsi nella sala d’attesa più elegante che si possa desiderare, al riparo da sguardi indiscreti e al sicuro da possibili pericoli. Il Padiglione Reale si suddivide infatti in due stanze: la Sala d’Armi e la Sala Reale.
La prima corrisponde all’atrio, un ampio vano che porta il nome Sala d'Armi perché sulle pareti presenta dei bassorilievi decorativi che hanno come tema gli armamenti dell’esercito dell’epoca. Questo ambiente, già di per sé monumentale - rivestito di marmo, decorato con lampadari anni’30, una fontana, il soffitto a cassettoni, sedute in legno in stile art deco - si congiunge alla sala d’attesa del Re tramite un’imponente scala, con un busto di leone a capo della balaustra.
La Sala Reale è un ambiente ampio, caratterizzato da ambienti suddivisi da colonne arricchite di capitelli in stile classico e pilastri che riprendono lo stile degli anni ‘30. Il lussuoso marmo cipollino la fa da padrone, mentre lo splendido pavimento in legno intarsiato ‘riscalda’ l’ambiente dandogli una connotazione confortevole. L’arredamento in stile impero si caratterizza per le poltroncine in legno rivestite di velluto rosso, i lampadari sontuosi, le sculture decorative e i numerosi fregi marmorei. Dopo la guerra molti dei riferimenti al nazi-fascismo sono stati rimossi, ma rimangono l’iconica lupa che allatta Romolo e Remo (che non è di per sé un simbolo fascista, ma all’epoca della costruzione dell’edificio aveva questa connotazione, specialmente considerando che ci troviamo a Milano, non a Roma) che da sopra una colonna veglia su un ambiente che tra gli intarsi del pavimento porta delle svastiche.

Da questo ambiente il Re e la sua famiglia potevano aspettare i treni senza mischiarsi alla folla della Stazione Centrale, e avevano accesso diretto ai binari da un’uscita laterale. Inoltre, in caso di pericolo, la famiglia nobile poteva mettersi in fuga tramite una passaggio segreto: nella stanza da bagno del padiglione infatti, si trova un’uscita di sicurezza nascosta dietro uno specchio.
Il Padiglione Reale non è abitualmente aperto al pubblico, ma si può visitarlo in occasioni speciali tramite visite guidate. Non è l’unica sala d’attesa ‘privata’: sono diverse le stazioni in Italia e nel mondo che custodiscono degli ambienti dedicati a famiglie reali e politici. Presso la stazione di Torino Porta Nuova, ad esempio, aveva questa funzione la Sala Gonin, di cui vi abbiamo parlato in questo articolo.

Se di Milano conoscete già i luoghi principali e siete alla ricerca di curiosità e posti poco noti per apprezzarne maggiormente la bellezza, la storia, la cultura, vi suggeriamo di tenere d’occhio le iniziative del FAI - Fondo Ambiente Italiano - in attesa che si renda di nuovo fruibile la visita all’Albergo Diurno: si tratta di un capolavoro liberty sotterraneo, di cui potete scoprire di più qui. Più facilmente, la bellezza architettonica e artistica di Milano si può assaporare varcando la soglia di alcuni dei suoi palazzi più prestigiosi, molti dei quali fanno parte del circuito delle case-museo: abbiamo approfondito l’argomento qui.
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