
Durante gli Anni Ottanta, invece, ci fu un cambio di tendenza poiché si erano attenuate le tensioni politiche e i protagonisti dei murales divennero uomini a cavallo, donne con i figli, pastori con le pecore, contadini con la falce, tutti protagonisti di scene di vita quotidiana. La maggior parte di questi affreschi si trovano lungo Corso Repubblica e presso le strade adiacenti. Il tratto distintivo di Orgosolo viene anche commercializzato e non mancano diversi negozi turistici che vendono prodotti correlati ai murales: tappetini per il mouse, sottobicchieri, magliette e persino cartoline. Oggi si conta un patrimonio di oltre 200 opere, che colpiscono per vivacità di colori e pregio stilistico. E passeggiando per la cittadina si può pensare di visitare anche gli edifici religiosi: tutte le chiese presenti dentro il perimetro urbano sono state edificate tra il Trecento e il Cinquecento. Sono otto, ovvero la Parrocchiale di San Pietro Apostolo, le chiese di Sant’Antonio Abate, Sant’Antonio da Padova, Santa Croce, l’Assunta, San Nicola di Mira, Santissimo Salvatore e la chiesa dello Spirito Santo in frazione Galanoli. Al di fuori del centro non mancano le chiese campestri, a sottolineare la profonda devozione degli abitanti della zona.

Il centro abitato di Orgosolo si distende a circa 600 metri d’altitudine sulle pendici del monte Lisorgoni, propaggine del massiccio del Gennargentu, a dominare le vallate attraversate dal fiume Cedrino. Per questo, tutt’intorno, è abbracciato dalla spettacolare natura selvaggia e incontaminata nel cuore della Barbagia di Ollolai. Questo permette di godere di attrazioni naturalistiche da esplorare accompagnati da guide esperte, seguendo sentieri di trekking battuti solo da vento, cinghiali e mufloni, quegli stessi sentieri che per secoli furono rifugio di banditi e pastori. Ecco quindi andare alla scoperta di profonde gole, grotte e zone calcaree. Da ammirare la dolina di su Suercone, dove la terra ha creato una voragine profonda 200 metri e larga 400; il canyon di Gorroppu, 22 chilometri con pareti alte 450 metri; le foreste sas Baddes, rarissima lecceta primaria, che ospita secolari tassi, ginepri e agrifogli, e di Montes, costellata di pinnettos, capanne dei pastori. In questi luoghi incantati non mancano le testimonianze preistoriche come domus de Janas, tombe di Giganti e i nuraghi su Calavriche e Mereu.

Non bisogna scordarsi, però, che siamo nel nuorese, dove la gastronomia deriva dallo stretto legame fra l'economia agricola e quella pastorale, dove le pietanze sono semplici e i prodotti genuini e saporiti: prevalgono i piatti a base di carne e sono rinomati i primi di pasta fresca, i formaggi e i dolci. Ottimi sono il pecorino, fresco o stagionato, il caciocavallo, fresco o arrosto, la ricotta e Sa frue, ovvero il latte cagliato. C’è poi la salsiccia, il prosciutto locale e vari tipi di pancetta, coppa, lonza di maiale. Particolare è sa purpuzza, carne di maiale tritata e condita con aromi, cotta in padella anziché insaccata. Il pane tradizionale più diffuso è su pane carasau, dischi sottilissimi e croccanti ottenuti mediante una doppia cottura al forno a legna. Fra i primi piatti sono da assaggiare sos maccarrones cravaos, versione nuorese degli gnocchetti sardi, sos macarrones de busa, grossi bucatini fatti stendendo la pasta attorno a un apposito ferro allungato; sos maccarrones furriaos, gnocchetti conditi con formaggio pecorino freschissimo, fuso con la semola fino a formare una sorta di crema. Sono rinomati i ravioli barbaricini con ripieno di formaggio fresco o con ricotta e spinaci. Diffusa ed apprezzata è la minestra di merca, fatta con pasta, patate e pomodoro, e su filindeu, una pasta di semola finissima intrecciata come una tela, cotta come una minestra nel brodo di pecora con aggiunta di abbondante formaggio fresco, citata anche da Grazia Deledda nei suoi romanzi. Tra i secondi piatti spiccano il porcetto cotto allo spiedo ma anche gli arrosti di agnello, capretto, vitello, la pecora lessata con patate, cipolle, pomodoro e altre verdure, e quelli a base di interiora. Il dolce nuorese per eccellenza è sa sebada, un disco di pasta sottile che racchiude un ripieno di formaggio fresco aromatizzato al limone, fritto e ricoperto di miele o zucchero.