San Giorgio in Alga si trova tra l’isola della Giudecca e la terraferma, piuttosto solitaria ed estesa per appena 1 ettaro e mezzo di superficie. La sua storia ‘comincia’ nell’XI secolo, quando venne fondato il monastero benedettino e la chiesa dedicata al martire che le dà il nome. Successivamente, prese il nome di ‘in Alga’ a causa delle numerose alghe che crescevano nella laguna tutt’intorno. Un paio di secoli dopo subentrarono i frati agostiniani, e tra il finire del 1300 e gli inizi del 1400 si stabilì qui l’ordine dei Canonici regolari di San Giorgio in Alga, una congregazione che diede un importante contributo alla riforma della vita ecclesiastica.
É in questo lasso temporale che si insinua anche una narrazione divenuta leggendaria: secondo le voci popolari, poco prima di sciogliersi l’Ordine dei Templari era giunto a Venezia con un carico di tesori, in particolare con il bottino sottratto al tempio di San Giorgio d’Acri. Lo avrebbero seppellito nell’isola di San Giorgio in Alga, ma nessuno lo ha mai ritrovato.

Nei secoli successivi l’isola continuò ad essere abitata dagli ecclesiastici, ma nella seconda metà del 1600, a causa della presunta decadenza morale della congrega, essa venne sciolta. Il complesso monastico, nel tempo ampliato, divenne prima dei paolotti e poi dei carmelitani scalzi, i quali, a loro volta, lo rinnovarono e ingrandirono. In questa finestra temporale si colloca un’altra leggenda: nel monastero sarebbe stata segregata una nobildonna, accusata dal marito di essere pazza (in realtà egli voleva disfarsene in favore di una giovane amante) e tenuta prigioniera dai frati in cambio di una cospicua somma di denaro. Durante un tentativo di fuga la donna si gettò dalla finestra, ma rimase ferita e intrappolata dal fondo limaccioso della laguna e, una volta giunta l’alta marea, annegò.
Con la caduta della Serenissima l’isola divenne territorio austriaco, che qui stabilì un penitenziario e costruì alcune strutture militari. Una parte del monastero tuttavia rimase, fu invece Napoleone a chiuderlo definitivamente, imponendo il trasloco ai frati rimasti e cambiando i connotati al complesso, che venne parzialmente distrutto, parzialmente adibito ad uso militare. Questa la funzione che conservò per gli anni a venire, sia sotto il dominio austriaco che italiano. San Giorgio in Alga divenne un prezioso deposito per l’arsenale dell’esercito italiano durante la Seconda Guerra Mondiale, e subì un bombardamento nel ’45, dopo il quale fu definitivamente abbandonata. Si dice infine che sull'isola ci fosse una base militare segreta, che i nazisti avrebbero impiegato per esercitarsi a posizionare le mine sottomarine.
NEI DINTORNI
L’isola di San Giorgio in Alga è attualmente disabitata, e giace in uno stato di quasi totale rovina. Non è l’unica isola della laguna abbandonata, e non è certo l’unica ad avere una storia tanto stratificata, intensa, curiosa. Compete infatti con Poveglia, un luogo dalla fama piuttosto sinistra: si dice sia infestata dai fantasmi, scoprite perché. Per rimanere in tema di eventi ‘sinistri’, a San Servolo è possibile visitare il museo che racconta la vita sull’isola ai tempi dell’apertura del suo manicomio: scoprite di più. C’è poi Torcello, che non è un’isola abbandonata ma la cui storia è assolutamente degna di nota. Si dice che il primissimo insediamento lagunare sia avvenuto proprio a Torcello: abbiamo approfondito il tema qui.

Insomma, le isole della laguna che meritano una visita non sono solo Murano e Burano. Ma di certo la regina suprema è Venezia stessa: non ha bisogno di presentazioni, e nemmeno di elenchi dei suoi siti più famosi, che sono noti al mondo intero. Se tuttavia vi interessa osservarla da una prospettiva meno classica, ecco un itinerario che tocca 5 luoghi poco noti.