
Foligno
Secoli di arte organariaNon potrebbe essere altrimenti perchè è più di mezzo millennio che gli artigiani folignesi si sono specializzati nell'affascinante e complessa arte organaria. Le prime testimonianze del loro lavoro risalgono, infatti, all'inizio del XV secolo quando il priore della cattedrale Palmaroni promise a sue spese un organo nuovo. Proprio allo stesso periodo risale, inoltre, l'affresco di Gentile da Fabriano nella Sala delle Arti di Palazzo Trinci (leggi qui per saperne di più) nel quale è raffigurata la personificazione della Musica intenta a suonare un organetto portatile con delle campanelle, ad ulteriore dimostrazione dell'importanza attribuita a questo speciale strumento. Due secoli più tardi fu la famiglia Catelani a legare indissolubilmente il proprio nome a quello dell'arte organaria folignese, operando in Umbria e Marche sino al secolo successivo. Sul finire del XVII secolo si affermò un'altra importante famiglia, quella dei Fedeli, che diede lustro agli organari locali per ben tre secoli. Originaria delle Marche, la famiglia Fedeli svolse, però, la propria attività anche a Foligno fino al 1929, quando l'ultimo dei suoi discendenti, Zeno, morì, lasciando la sua lunga e prestigiosa eredità ai suoi allievi, Enrico Giustozzi, definito al tempo lo "Stradivari" dell'organaria, e Libero Rino Pinchi, fondatore della Fabbrica Artigiana di Organi Pinchi, uno dei principali esponenti dell'attuale arte organaria folignese.

Organo Pinchi - Chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo (©Pufui PcPifpef/CC BY SA 4.0)
Degli organi folignesi della famiglia Catelani non restano che pochi esemplari tra i quali si annoverano il settecentesco organo della Parrocchiale di San Domenico a Orvieto, realizzato da Angelo e Giovanni Martino Catelani, il più antico, che è stato, però, rimaneggiato nel corso dei secoli, quello della chiesa di San Paolo a Fiastra, nelle Marche, costruito nel 1720 da Giovanni Martino Catelani forse in collaborazione con il fratello Domenico, il meglio conservato, e quello della chiesa del SS. Crocifisso a Foligno, anch'esso opera dei due fratelli Catelani, ridotto però purtoppo in pessime condizioni. Più numerosi, invece, gli esemplari risalenti alla seconda metà del XVIII secolo e di quelli realizzati da Luigi Galligari di Foligno, attivo nel periodo di transizione tra i Cataleni della fine del '600 e i Fedeli della seconda meta dell'800 (epoca a cui risale il trasferimento a Foligno), che firmò non moltissimi organi, ma tutti di un certo pregio: l'organo positivo della basilica inferiore di San Francesco di Assisi con una facciata "ad ala", quello doppio (a due tastiere) della chiesa folignate del Suffragio, e quello di San Niccolò, su cui si trova applicato un Modo per ben Registrare di mano dell'autore.
Organo Pinchi - Conservatorio di Perugia (©Pasquale.rubano/CC BY SA 4.0)
Una tradizione che dura ancora oggiOggi a tenere alta la fama di Foligno nella produzione di organi di grande prestigio è la famiglia Pinchi che dalla fondazione della sua Fabbrica nel 1929, alla morte di Zeno Fedeli, ha realizzato strumenti che hanno letteralmente fatto il giro del mondo. Tra i lavori più significativi del fondatore Libero Rino si annoverano gli organi delle cattedrali di Addis Abeba e Gimma, S. Francesco e S. Maria a Rodi, Cappella Paolina in Vaticano, Santuario di Santa Rita a Cascia e del Duomo di Orvieto. Il suo successore, il figlio Guido, non fu da meno e nel corso del temo realizzò autentici capolavori come l’organo per il Conservatorio di Perugia (nella foto sopra) ed il monumentale organo dell’Aula Liturgica San Pio in San Giovanni Rotondo (due foto più in alto) progettato insieme a Renzo Piano e costruito in oltre due anni di lavoro che si sono aggiunti ad una lunga lista di prestigiosi strumenti tra i quali i più significativi sono quelli per Smithfield e Lidcombe-Sidney, in Australia, S. Maria delle Grazie a Lecce, la Chiesa dell’Ambasciata Italiana a Bucarest, S. Maria della Verità a Viterbo, Basilica di S. Maria degli Angeli-Assisi, Tempio San Giovanni Bosco in Castelnuovo Don Bosco ed il Duomo di Arezzo. Dal 1969 un altro organaro, l'ultimo esponente in Umbria insieme ai Pinchi di quell'arte artigianale che ha reso celebre Foligno, ha fatto fare ai suoi strumenti il giro del mondo. Si tratta di Angelo Carbonetti che, dopo 20 anni trascorsi ad imparare il mestiere ed affinare le tecniche in una ditta, si è messo in proprio realizzando splendidi lavori, partendo da Foligno, dove si è occupato dell'opera di restauro degli strumenti della cattedrale di San Feliciano (ve ne abbiamo parlato qui), della chiesa della Madonna del Pianto e, recentemente, dell'organo di Rasiglia, per giungere sino al Quirinale, alla Camera dei Deputati e al Vaticano.
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