
Con un territorio come quello che circonda il paese, d'altronde, non avrebbe potuto essere altrimenti. La presenza di siderite sui monti del Varrone, l'abbondanza dei legnami per la produzione del carbone fossile e di acque a regime torrentizio da cui ricavare l'energia necessaria per azionare i mantici di forni e fucine, hanno favorito sin dall'antichità lo sviluppo delle attività di estrazione e lavorazione del ferro che, nelle loro forme più rudimentali erano, probabilmente, già diffuse in età preromana. Nel corso del tempo, specialmente in epoca medievale, la cittadina acquistò una certa rinomanza perchè, assieme alla Val Carvagna, rappresentava l'unico centro di estrazione, fusione e lavorazione del ferro per la forgiatura delle armi. Ma a partire dal XVIII secolo, con la crisi del settore, le maestranze locali dovettero reinventarsi e ben presto si specializzarono nella produzione di forbici e strumenti da taglio che riscossero un notevole successo. Seppure con andamento altalenante, l'apprezzamento dei manufatti locali si è mantenuto costante sino al secondo dopoguerra, tanto da condurre, nel 1974, all'istituzione del Consorzio Premax e della Cassa Rurale ed Artigiana che resero il paese un vero e proprio distretto industriale leader nel settore che forniva le proprie lame di qualità anche ad aziende internazionali, come la tedesca Solingen. Proprio per valorizzare, promuovere e salvaguardare la produzione premanese, nel 2010, in collaborazione con il Politecnico di Milano, è nato il Marchio Collettivo di Qualità Premana, rilasciato dalla Camera di Commercio di Lecco, che identifica queste eccellenze del Made in Italy e ne garantisce il pregio grazie all'introduzione di un disciplinare di produzione e di una sistema di controllo qualità che vigila su ogni fase del processo produttivo.

Lo sviluppo del Distretto delle Forbici e degli Articoli da Taglio di Premana ha, dunque, consentito alla località di mantenere viva una tradizione secolare che si è, anzi, rivelata il più solido fondamento per l'economia attuale consentendo alla cittadina di registrare un bilancio demografico in controtendenza rispetto a quello di altre località montane, spesso soggette ad un consistente esodo da parte dei loro cittadini, soprattutto i più giovani. A Premana, invece, l'attività siderurgica è diventata un vero e proprio patrimonio da tramandare di generazione in generazione ed oggi, infatti, sono molti i giovani, anche provenienti dalle località vicine, che trovano impiego nel settore. Si tratta, dunque, di un'attività in continuo divenire che fonda le proprie conoscenze sul passato ma che non smette di guardare al futuro dando vita a manufatti di grande qualità che soddisfano le esigenze dei professionisti di vari settori proponendo sia strumenti prodotti con processi industriali automatizzati, sia oggetti creati a mano con tecniche ancora completamente artigianali. Le aziende e gli artigiani del Consorzio Premax propongono, oggi, quattro diverse linee di produzione che forniscono forbici e strumenti da taglio per l'agricoltura, l'estetica, la cucina ed il settore tessile. Ma i produttori locali sono, anche, costantemente impegnati nel settore della ricerca e dell'innovazione che ha come obbiettivo quello di lanciare nuovi prodotti dalle prestazione più avanzate. Tra le invenzioni brevettate dal Distretto di Premana si annovera, ad esempio, quella del sistema “ring-lock” che ha eliminato la vite di raccordo tra le lame delle forbici evitando, dunque, che possa allentarsi riducendo la capacità di taglio dello strumento.

Sebbene il modo migliore per apprezzare l'eccellenza della produzione premanese sia quello di impugnare una delle lame provenienti dal Distretto, chi desidera contestualizzare queste eccellenze del Made in Italy e saperne di più sul processo che, nel corso del tempo, le ha rese quello che sono, rimarrà certamente soddisfatto da una visita all'interessante Museo Etnografico di Premana, istituito nel 1974, dove, grazie agli oggetti donati da generosi appassionati, sono state raccolte preziose testimonianze della cultura agro-pastorale delle comunità prealpine. Non può, naturalmente, mancare una sezione dedicata alla lavorazione del ferro, dove si potranno ammirare numerose forbici e coltelli di produzione premanese. Ma tra costumi tradizionali, utensili ed oggetti di uso quotidiano, l'esposizione si rivela soprattutto un interessante viaggio alla scoperta della cultura locale che non si fonda soltanto sull'attività siderurgica ma anche su quella agricola e pastorale che hanno lasciato, nel tempo, numerose tracce disseminate sul territorio dell'Alta Val Varrone dove si possono ammirare quasi 2.000 rustici ancora in ottimo stato, tra cui soprattutto maggenghi (lööch nel dialetto locale), costruzioni utilizzate prevalentemente nel periodo dello scioglimento delle nevi per il ricovero del bestiame, la conservazione del fieno, la battitura della segale e l'essiccazione dei prodotti raccolti. All'Agricoltura e alle altre antiche attività, alcune delle quali ormai perdute, è dedicata un'altra sezione del Museo. Da non perdere, infine, la sala dedicata al Costume locale, tra i pochi abiti tradizionali ancora sopravvissuti in Lombardia, e l'interessante ricostruzione di una “casine”, l'edificio destinato alla lavorazione del latte sugli alpeggi, a dimostrazione della ricca tradizione lattiero-casearia della Valsassina che, secondo alcune ricostruzioni, avrebbe dato i natali persino al celebre Gorgonzola. Leggi qui per saperne di più.

Ma raggiungere Premana per limitarsi a visitare il suo Museo sarebbe certamente riduttivo. Sarebbe un peccato, infatti, abbandonare il paese senza essersi concessi una passeggiata alla scoperta del centro storico e delle officine dedicate alla produzione delle lame. Per visitarne alcune vale la pena percorrere la circolare lungo le vie Risorgimento, Prealpi e Repubblica. Per addentrarsi, invece, nel nucleo più antico della cittadina, occorre abbandonare l'automobile. Qui le vie sono, infatti, troppo strette per poter essere percorse con l'auto e conducono in un mondo in cui il tempo sembra essersi fermato ed in cui regna una quiete che contrasta con il fermento delle officine e dei magli. Tra archi e portali, tra vicoli silenziosi ed acciottolati, si scoprirà un borgo estremamente suggestivo che può essere esplorato seguendo diversi percorsi di visita. Si può passeggiare, ad esempio, in circolo lungo le vie Dante, Volta, Trento e Trieste, Vittorio Emanuele, così come perdersi tra le graziose viuzze in cerca di scorci pittoreschi. Purchè non si dimentichi di effettuare una sosta alla Parrocchiale di San Dionigi, risalente al XIII secolo, dove si può ammirare un interessante polittico cinquecentesco di scuola bergamasca, alla chiesa dell'Immacolata, a quella tardomedievale di Sant'Antonio e alla settecentesca cappella di San Rocco che custodisce un bellissimo ciclo di affreschi del Tagliaferri.
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